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Vai allo shop15 Aprile 2024
laCividina ha invitato Alessandro Stabile a rieditare, nel segno dell’innovazione, la collezione Anytime, in catalogo con successo, dal 1996
Il desiderio di rieditare un’icona del passato ricorre nella vita delle aziende storiche del design italiano che possono contare su prestigiosi archivi ricchi di progetti che hanno ancora tanto da offrire al mondo dell’arredo.
É il caso de laCividina che ha deciso di dare nuova vita e attualità alla collezione Anytime, disegnata nel 1996 da Fulvio Bulfoni. Per farlo, l’azienda non si è limitata a proporre una finitura diversa, magari di tendenza, ma ha chiesto al designer Alessandro Stabile di creare una nuova versione più attuale, soprattutto dal punto di vista dei materiali e dei processi produttivi. Il risultato? Una collezione che, a ragione, prende il nome di Newtime a sottolineare il profilo innovativo, ma fedele alle origini, del progetto. Del resto, la collaborazione tra Stabile e laCividina era iniziata nel 2022 con la collezione di sedute Taco il cui cuore progettuale è proprio la struttura innovativa della seduta, costituita da due strati di feltro naturale e una sottile anima in acciaio.
Che approccio hai usato per la riedizione di Anytime (Newtime) per laCividina?
É la prima volta che mi viene chiesto il redesign di un prodotto o, meglio, di una collezione, l’Anytime è in catalogo dell’azienda da quasi 30 anni. L’obiettivo era quello di donargli nuova vita e freschezza senza spostare però il percepito di un oggetto che tipologicamente è un archetipo.
Rinnovare conservando, dare un nuovo carattere senza rinnegarne il precedente. Un compito complesso ed interessante, un progetto che non parte da un foglio bianco ma da una pre-esistenza di cui ho modificato le proporzioni, aggiornato i tagli e le cuciture dei tessuti, snellito gli imbottiti conservando la comodità, abbiamo creato maggiore contrasto tra forme esterne rigide e cuscini che si ammorbidiscono dal lato della persona, semplificato il processo realizzativo e reso i rivestimenti sfoderabili.
Infine, penso che laCividina si distingua sempre per un rapporto interessante tra i telai e le parti soft dei prodotti, per questo ho donato un carattere più riconoscibile grazie alle gambe che spostandosi all’esterno danno forza all’immagine e permettono una facile espansione dimensionale della collezione. Così nasce Newtime.
Nella scelta dei materiali e dei colori che strada hai percorso in questo caso?
Come sempre più spesso accade la scelta di materiali e finiture nasce dalla necessità dell’azienda di offrire ai propri clienti una visione identitaria del brand e favorire delle logiche sostenibili di magazzino e produzione.
Quindi i materiali e finiture del Newtime si allineano a un percorso più ampio intrapreso da laCividina, che prevede l’utilizzo di tessuti sempre più performanti, sostenibili, attenti al benessere delle persone, rivestimenti progettati per durare a lungo, ma anche riciclabili a fine vita: ogni aspetto è studiato per essere sostenibile, in una visione del futuro che unisce chi pensa al prodotto e chi lo userà.
Che cosa significa per te il termine “innovazione”?
Significa avvertire la responsabilità quando progetto di realizzare qualcosa di nuovo, non semplicemente un altro prodotto per conquistare una quota di mercato. A volte l’innovazione è più evidente come nel caso della sedia Taco (sempre de laCividina), altre volte come nel caso di Newtime è più sottile, più tecnica ed è insita soprattutto nel percorso produttivo più che nella forma finale.
In generale quali sono le tue priorità quando inizi un nuovo progetto o una nuova direzione artistica?
Ultimamente inizio una nuova collaborazione se penso che il progetto sia una sfida interessante in cui ho la possibilità di esprimermi progettualmente e se le persone coinvolte sono belle e piacevoli. Dopo di che con le aziende più predisposte cerco di forzare il progetto verso territori più inesplorati suggerendo percorsi di ricerca più arditi ma che possono portare a risultati con un’innovazione più evidente, ma dialogo anche con aziende più lontane dal cosiddetto “mondo del design” per cercare di portare la bellezza e la qualità anche laddove è più rara.
Quale è stato il tuo approccio/intento nelle collaborazioni con laCividina (Taco e Newtime)?
Sono due progetti completamente diversi, nati anche in modo differente. Taco nasce da un mio percorso personale di sperimentazione di come partendo da tagli di semplici superfici piane si possa arrivare a volumi tridimensionali che fanno dimenticare il semilavorato di partenza.
Non conoscevo all’epoca laCividina ma mi sembrava un progetto interessante per loro che difatti l’hanno sposato e successivamente sviluppato grazie alla loro grande capacità di confezionamento. Newtime invece nasce da una loro esigenza specifica e la sfida è stata quella di dare una nuova identità al prodotto con benefici anche produttivi, muovendosi tra confini molto stretti.