Organic chair: la storia sorprendente di una sedia quasi impossibile

19 Settembre 2023

Nata come progetto sperimentale di due giganti del design del ‘900 e riscoperta grazie e Vitra

Poche icone del design possono vantare una storia particolare come la Organic chair, una sedia che in realtà, i suoi designer non sono mai riusciti a vedere in produzione e che oggi, grazie a Vitra, è tra le scelte di elezione per progetti residenziali e contract. La prima nota distintiva di questa sedia è che porta, infatti, la firma di due pietre miliari del design del ‘900: l’americano Charles Eames e il finlandese (ma americano d’adozione) Eero Saarinen. Entrambi studiano al Cranbrook Institute of Architecture and Design di cui è amministratore il padre di Saarinen, qui si conoscono e si confrontano su quello che sarà il tema principale della loro produzione: la ricerca sui materiali e sulle possibilità di dare ad essi qualsiasi forma. Ed è a partire da questo tema che, come vedremo, nasce l’idea per la Organic chair.

L’occasione è il concorso Organic Design in Home Furnishings indetto nel 1940 da MOMA di New York a cui Eames e Saarinen decidono di partecipare insieme senza immaginare che il loro progetto rappresenterà una pietra miliare e quasi un’anteprima del design del futuro nonché un passo in avanti fondamentale verso quelli che saranno i loro progetti più iconici. I due designer si iscrivono al concorso nella categoria delle sedute e iniziano a ragionare su una seduta che, in linea con il tema del concorso, abbia una forma antropomorfa che vesta il corpo come un guscio e che lo accolga in modo confortevole persino in assenza di imbottitura e tappezzeria.

L’idea originaria era quella di produrre la sedia in compensato, e l’ispirazione formale era quella dei progetti d’arredo in laminato dell’architetto finlandese Alvar Aalto. I due giovani e ambiziosi designer avevano, però, trascurato il fatto che ancora non fosse possibile accedere a una tecnologia in grado di creare stampi tridimensionali per la lavorazione del compensato. Per i prototipi gli stampi potevano essere prodotti manualmente ma questo approccio non avrebbe certo permesso una produzione di massa delle sedie. Nonostante ciò, il progetto fu presentato al concorso e la giuria del MOMA volle premiare la visione innovativa e rivoluzionaria dei due designer ai quali fu assegnato il primo premio e offerto il supporto affinché si riuscissero a trovare la tecnologia e le risorse per portare avanti il progetto e mettere la Organic chair in produzione.

Ma la Seconda Guerra Mondiale mette tutto in discussione: l’industria del design in molti casi è costretta a convertire la sua produzione per forniture belliche e in generale subisce una battuta d’arresto, soprattutto nelle sue forme più innovative. Il progetto della Organic chair si blocca e anche la collaborazione tra Eames e Saarinen si dissolve con il primo che crea un proficuo sodalizio con la moglie Ray Kaiser e il secondo che si rifugia in una progettazione, almeno inizialmente, meno sperimentale. I pochi prototipi della sedia cadono nell’oblio ad eccezione di uno di essi, nell’archivio del Vitra Design Museum. Proprio Vitra, analizzando questo modello e riscoprendone la portata innovativa, decide, nel 2004, di portare a compimento il progetto di Eames e Saarinen e mettendo la sedia in produzione grazie ai progressi dell’industria che finalmente rendono l’operazione realizzabile.

Come si diceva, dunque, i due autori di questo progetto non sono riusciti a vederne la produzione, tuttavia, nelle collezioni iconiche che hanno disegnato e prodotto nel corso della loro carriera, che li hanno resi celebri e hanno segnato lo stile del ‘900, ricorrono le influenze della Organic chair e del concetto di sedia-guscio che ritroviamo, ad esempio, nella Eames Plastic Chair e nella Tulip di Saarinen.

Vitra Organic