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Vai allo shop9 Luglio 2024
Racconta il suo percorso anomalo e il brand Raawii.
Nicholai Wiig Hansen è fondatore, insieme a Bo Raahauge del brand Raawii nonché designer per altre aziende, tra cui Normann Copenhagen e Fritz Hansen. Danese, figlio d’arte, non ha alle spalle gli studi accademici canonici di chi svolge la sua professione ma una vita fatta di incontri che ha saputo trasformare in opportunità e di opportunità colte al volo e con coraggio.
Nel 2023 è stato inserito tra gli AD100, i 100 progettisti da seguire secondo le redazioni internazionali della rivista AD e il suo motto è “non avere paura di fallire”.
Qual è la tua storia e come mai hai deciso di essere un designer?
Ho una storia particolare da questo punto di vista perché sono andato davvero poco a scuola e ho passato più tempo nella foresta.
Quindi non ho praticamente nessun tipo di istruzione: vivevo in campagna, mio padre Svend Wiig Hansen, è stato uno dei più celebri artisti danesi quindi il design, l’arte e il colore sono sempre stati una presenza importante nella mia vita. Vivevamo in campagna, ero stato espulso da varie scuole perché ho una forte dislessia e ho difficoltà nel leggere e scrivere. Ma sono sempre stato bravo a costruire delle cose con le mie mani.
E molto presto ho capito che, quando si presentavano dei problemi volevo risolverli costruendo delle cose che poi vendevo. Quando avevo 18 anni andavo in skateboard con un amico, il suo patrigno era il designer Niels Gammelgaard che disegnava per Ikea e così ho iniziato a lavorare con lui in questo campo. Poi, intorno ai 24 anni ho aperto il mio studio, quindi si può dire che la mia formazione è stata la mia vita.
Ti senti influenzato dai grandi maestri del design danese?
Credo che siamo tutti influenzati dalle nostre vite, molti amici di mio padre erano famosi designer e sono cresciuto in un ambiente che ha stimolato la mia curiosità e la mia estetica. Ognuno ha bisogno di esprimere se stesso e io lo faccio attraverso i miei prodotti ma no la necessità che siano prodotti che si spiegano da soli, perché non sono in grado di descriverli scrivendo. Credo che il mio modo di essere designer sia dovuto soprattutto alla curiosità nei confronti delle cose e di come funzionano.
E nei confronti della produzione, non a caso trascorro molto tempo nelle fabbriche che producono i nostri oggetti, ci sono delle persone che realizzano i nostri prodotti e avere un rapporto con loro, capire come lavorano ti offre la possibilità di ottenere una qualità migliore. È necessario conoscere il processo produttivo per avere un prodotto di qualità. Oltre a questo credo che nella mia vita ho colto tutte le opportunità che mi si sono presentata senza paura del fallimento. La vita, le relazioni sono difficili, a volte fallirai ma devi provare.
Come è nato il brand Raawii?
È nato da un confronto con Bo Raahauge, avevamo uno studio insieme ed eravamo frustrati dai tempi lunghi legati alle collaborazioni con le aziende. Avevo una bella rete di persone con cui lavoravo, amici e colleghi e ho deciso di creare un’azienda vecchio stampo in cui ho un rapporto personale con tutti i designer che lavorano con noi.
Nella maggior parte dei casi le persone non mi mandano un progetto o un’idea ma comincia tutto con una conversazione e riponiamo una grande fiducia nei designer lasciando che decidano i vari aspetti del loro progetto. Ho sempre trovato strano quando le aziende scelgono, ad esempio, il colore dei tuoi oggetti e se il progetto fallisce danno la colpa al progetto. Ascoltare i creativi è una cosa a cui tengo molto.
Il colore è un tema ricorrente nei tuoi progetti, a cosa ti ispiri?
Non ho un colore preferito perché tutti i colori sono troppo importanti per sceglierne solo uno. I colori emergono dal progetto in un certo senso, perché il progetto è qualcosa di vivo e il colore deve lavorare con esso.
Li scegliamo facendo vari test ma talvolta succede che trovi un colore e poi cerchi il prodotto giusto per quel colore.
Quali sono le priorità nel tuo modo di lavorare?
Sono tante, molti designer risponderebbero che sia la necessità di risolvere un problema ma la realtà è che il modo migliore per risolvere i problemi sia fare meno cose. Per me si tratta di esprimere me stesso, qualcosa che ho dentro. Oppure l’idea di poter fare una cosa in un modo migliore, farla in modo che chi la compra adesso non avrà la necessità di sostituirla per molti anni. Come la vecchia brocca gialla che trovo a casa di tutti i miei amici, che non è costata nulla ma era della nonna che la usava per versare la zuppa.
Voglio che i nostri prodotti abbiano la stessa qualità e lo stesso contenuto emotivo e di ricordi. Ciò che mi chiedo è: questo prodotto durerà a lungo e sarà in grado di assorbire le emozioni di chi lo userà? Non è facile ma se nella mia vita riuscirò a realizzare almeno tre prodotti davvero buoni, allora sarò felice.