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Vai allo shop14 Febbraio 2025
Gli architetti Carolina Martinelli e Vittorio Venezia sono una coppia nella vita e nel lavoro che gestiscono oscillando tra Nord e Sud, alternando velocità e lentezza.
Milarmo è una città immaginaria, potenzialmente il luogo ideale per vivere, la città che tutti desideriamo in cui il bello del Nord incontra il bello del Sud. È frutto dell’immaginazione di Carolina Martinelli e Vittorio Venezia, entrambi architetti, lei milanese, lui palermitano, si sono incontrati e hanno fondato insieme lo studio che porta i loro nomi. Senza dover scegliere tra Palermo e Milano ma piuttosto scegliendole entrambe per vivere e lavorare, facendo finta che l’aereo che le unisce in realtà sia come un tram.
Il vostro studio è nato nel 2015, e quest’anno è il decimo anniversario. Un classico degli anniversari è ringraziare. Qual è un aspetto del percorso di lavoro fatto insieme di cui siete grati l’uno dell’altro?
Siamo molto grati per il processo di collaborazione continua che ci ha caratterizzato fin dall’inizio. La forza del nostro studio sta proprio nel dialogo costante e nella complementarità dei nostri approcci. Io mi occupo maggiormente di interni mentre Vittorio disegna per lo più oggetti, abbiamo costruito un ambiente di lavoro basato su fiducia reciproca e rispetto per le idee dell’altro, che ci ha permesso di affrontare ogni sfida con una visione condivisa.
Avete scelto di avere due “finestre”: una su Palermo e una su Milano. Cosa caratterizza ciascuno di questi due contesti lavorativi?
Per noi Milano e Palermo non sono due città distinte ma un’unica grande metropoli, dove tutto si fonde e si contamina. Spesso partiamo senza valigia perché abbiamo mezzo armadio in entrambe, e prendere l’aereo è diventato quasi come salire su un mezzo pubblico. Passiamo dalle botteghe di Piazza Marina alle vetrine di via Durini, dall’ultima mostra alla Fondazione Prada a un caffè sul lungomare di Mondello.
Milano è veloce e stimolante: innovazione, scambi e incontri con altri creativi di ogni settore ci spingono a fare meglio. Palermo, invece, è il luogo delle radici e della riflessione, dove il ritmo più lento ci permette di affondare nel nostro lavoro, per innovarlo tralasciando il resto.
Ogni quartiere di questa grande città immaginaria, “Milarmo”, ha differenze e assonanze, e noi cerchiamo di combinare le sue due anime per fonderle e reinventarle nel nostro lavoro.
Nella gestione del lavoro in due, avete una routine abbastanza fissa, con una divisione del lavoro ben definita, oppure cambia a seconda del progetto?
La nostra routine varia in base alle esigenze di ogni progetto. Abbiamo un approccio flessibile, che ci consente di adattarci alla natura di ciascun incarico. Ciò che rimane fisso è il nostro dialogo continuo, il motore del nostro lavoro. Sebbene ci siano aree di competenza definite, la dinamicità e la collaborazione sono le chiavi del nostro processo. Ogni progetto è un’opportunità per imparare a lavorare insieme in modo diverso, ma sempre sinergico.
Come definireste la vostra casa e, in generale, quali sono, secondo voi, gli aspetti importanti di un interno domestico di oggi?
Vivendo tra Palermo e Milano, le nostre due case riflettono il nostro approccio al design, sospeso tra artigianato e industria. La casa siciliana immersa in un aranceto è un rifugio di campagna che conserva elementi della tradizione, come il tavolo della bisnonna di Vittorio, mentre l’appartamento milanese, minimalista e affacciato sul centro, esprime una sensibilità più urbana. Pur essendo molto diverse condividono alcuni aspetti fondamentali, come l’attenzione per i materiali naturali o la flessibilità degli ambienti, capaci di adattarsi alla vita quotidiana senza rinunciare alla bellezza.
Per noi l’adattabilità degli spazi è essenziale perché la casa deve potersi evolvere nel tempo per ospitare nuove vite o rispondere a nuove esigenze. Un’altra caratteristica per noi importante negli interni domestici è che vi sia spazio per la personalizzazione, per renderli unici: le nostre stanze sono piene di oggetti disegnati da noi o scovati nei mercatini. Anche l’illuminazione naturale gioca un ruolo fondamentale, che sia la luce filtrata dagli alberi del giardino siciliano o quella che attraversa le finestre sul paesaggio della città milanese, perché è sempre ciò che rende la casa calda e viva.
C’è qualche novità sui prossimi progetti che possiamo anticipare?
Tra i progetti che stiamo sviluppando c’è un sistema di sedute contract ispirato al saper fare veneto. La proposta prende forma attorno a due modelli di sedia che condividono la stessa struttura ma caratteri diversi: uno più agile e dinamico, l’altro più accogliente e versatile. Stiamo esplorando nuove finiture e soluzioni per valorizzare il legno e la funzionalità, con l’obiettivo di creare un design adattabile a spazi differenti, proprio come le imbarcazioni della laguna di Venezia che hanno forme diverse per adattarsi a vari usi e i vari canali.