Krøyer Sætter-Lassen: progettare la luce è una questione d’atmosfera

29 Gennaio 2025

Kroyer-Saetter-Lassen

Dagli arredi alle luci passando per installazioni acquatiche in città: ecco come lavora uno studio giovane e affermato di Copenhagen.

Emil Krøyer e Mads Sætter-Lassen si sono formati nell’Accademia di Copenhagen e in questa città hanno fondato il loro studio. Si trovano quindi nel cuore del progetto scandinavo che interpretano e attraversano in modo vivace e contemporaneo. Tra le loro collaborazioni ci sono i brand che meglio incarnano la versione più attuale del design danese come Audo Copenhagen e Frama e come loro stessi raccontano, il nutrimento per i loro progetti di design giunge anche dall’arte.

Qual è il vostro background e come è nato il vostro studio?

Abbiamo studiato insieme alla Danish School of Design della Royal Academy di Copenaghen ed eravamo allo stesso anno, siamo diventati amici e nel tempo abbiamo iniziato a commentare i progetti l’uno dell’altro, con grande onestà e a fare alcuni progetti insieme trovando più divertente fare un lavoro di squadra piuttosto che individuale.  Il primo progetto che abbiamo fatto insieme è stato la lampada Eiffel per Frama, stavamo ancora studiando e iniziavamo a cercare delle collaborazioni. Da allora abbiamo continuato a lavorare insieme e dopo la laurea abbiamo aperto il nostro studio.

Cosa in particolare vi ha trasmesso la scuola di Copenhagen?

Sicuramente un forte senso della materialità perché è una scuola che si basa su laboratori, ad esempio per la lavorazione del metallo e del legno, ed è un approccio in cui sperimenti molto e le persone evolvono in questo modo. Penso che la scuola d’arte sia così: un luogo in cui sperimentare e in cui realizzare anche molti progetti sbagliati, in cui la priorità non è tanto trovare la soluzione perfetta quanto conoscere te stesso e il processo del design che non consiste nell’avere subito l’idea giusta ma nel perseverare finché non la si trova. Non è la lampadina che si accende come nei cartoni – a meno che tu non sia molto fortunato – e la scuola ti deve insegnare a stare nel processo creativo, che talvolta può essere frustante.

Audo Copenhagen Torso 37 Table Lamp
Frama Eiffel 1000 Single Lampada da Parete

Con Audo Copenhagen avete disegnato più di una collezione di lampade. Secondo voi quali sono le priorità del lighting design?

In Scandinavia in questo periodo dell’anno è molto scuro fuori, ci sono poche ore di luce e quando il clima è coperto è praticamente assente. In generale, lavorare con la luce può essere molto diverso a seconda degli spazi e nelle case si tratta anche di creare un’atmosfera. La lampada deve essere bella da vedere ma anche fornire la giusta luce, proprio come una sedia devi poterti sedere senza farti male alla schiena ma anche essere bella. Direi che creare l’atmosfera sia una priorità nel caso della luce.  Ad esempio, la lampada Tubulaire per Audo Copenhagen è pensata per il settore contract e quindi per ristoranti e hotel ma funziona anche nelle case, ad esempio in una cucina come piccolo candelabro al di sopra del tavolo. 

Per la stessa azienda avete disegnato anche dei portacandele e questo è interessante perché si tratta di un oggetto antico interpretato in chiave moderna. Come vi approcciate a questi progetti?

La luce della candela è una cosa che personalmente apprezzo molto, quasi tutte le sere ho almeno una candela accesa in qualche angolo della casa, è un elemento molto delicato da introdurre nello spazio. La Flambeau con il paralume nella parte posteriore ricrea quasi una lampada ma rispetto ad essa è più vivo perché basta un colpo d’aria per far muovere la fiamma. È molto delicato e fragile in un certo senso e c’è anche una connessione con il passato ma credo che, come esseri umani, siamo ancora attratti dal fuoco e dagli altri elementi naturali. L’azienda ci aveva proprio chiesto di disegnare un portacandele ma in generale il rapporto che abbiamo costruito con essa è tale che lo scambio di idee è un flusso continuo. E il dialogo è anche il modo di lavorare all’interno dello studio.

Audo Copenhagen Flambeau Portacandele da Tavolo

Nel vostro curriculum c’è anche il progetto per una fontana nell’ambito della rassegna Distortion 2024, in cosa consisteva?

È stata quasi una nostra ambizione, per un po’, quella di creare una fontana. Siamo entrambi interessati all’arte e alla storia e le fontane hanno avuto un ruolo particolare nella storia.

Penso anche a Roma in cui le fontane sono sempre state dei luoghi sociali e degli spazi in cui il flusso dell’acqua rende più fresca l’aria. C’è sempre stato un aspetto sociale nelle fontane, nelle grandi città sono un luogo da visitare con la famiglia. La nostra idea era rafforzare questo aspetto sociale e coinvolgere anche gli sconosciuti: ci sono due bottoni che, se premuti allo stesso tempo, generano un getto d’acqua molto più alto e spettacolare. Quindi devi coordinarti con una persona, anche sconosciuta, per attivarla.

Ed è stato molto interessante per noi, osservare come persone di età diverse, che non si conoscevano, entrassero in connessione grazie a questo meccanismo. Ultimamente abbiamo fatto un altro progetto di questo tipo, nel porto di Copenaghen, per il Danish Architecture Center e spero che in futuro ci siano altre opportunità di fare progetti con l’acqua.