Jasper Morrison e la supremazia dell’oggetto discreto

23 Luglio 2024

Jasper Morrison

In occasione di 3 Days of Design Copenhagen il designer britannico ha presentato in anteprima la sua nuova collezione di imbottiti per Fredericia.

“Gli oggetti discreti riescono, meglio di quelli vistosi, a creare una bella atmosfera”: questa citazione rappresenta perfettamente lo spirito di Jasper Morrison, il designer britannico i cui progetti si riconoscono per l’essenzialità delle linee e per le proporzioni misurate.

Tra le ultime collaborazioni, una delle più significative è quella con l’azienda danese Fredericia per la quale Morrison ha già disegnato il tavolo Taro e il tavolino Pon. Proprio nel suo preferire linee essenziali e pulite e valorizzare la bellezza dei materiali, Morrison sposa il gusto di Fredericia il cui DNA è radicato nella tradizione danese.

Fredericia Taro Tavolo Tondo
Fredericia Pon Tavolino

Proprio a Copenhagen, in occasione dell’ultima edizione della rassegna 3 Days of Design, Fredericia ha presentato in anteprima Jota, nuova collezione di imbottiti disegnata da Jasper Morrison che sarà distribuita a partire dal prossimo autunno.

Quali sono le caratteristiche di questa nuova collezione?

Si compone di divano e poltrone e in un certo senso si può dire che si basa sul DNA di Fredericia e sui divani di Børge Mogensen. Ho rielaborato quel linguaggio per creare qualcosa di più morbido e contemporaneo quindi un’evoluzione piuttosto che la progettazione di una collezione del tutto nuova. 

È stato complicato fondere il suo stile e il suo approccio progettuale con quelli di una figura così importante del design danese? In che modo ha affrontato questo tipo di lavoro?

Posseggo più di un divano di Mogensen e fanno parte della mia vita da molto tempo; quindi, posso dire di conoscerli molto bene. Credo che, quando inizi a lavorare con un’azienda è molto interessante iniziare da ciò che è già nel suo patrimonio. Provare a sviluppare progetti a partire dall’identità dell’azienda e far crescere il brand. Conservare una certa coerenza che talvolta si esprime attraverso nuovi prodotti talvolta attraverso un approccio più evolutivo. 

Si può dire che Mogensen fosse già parte del suo DNA progettuale?

Considero Mogensen un maestro assoluto e mi sento molto vicino a ciò che ha fatto. Non sento di copiarlo ma piuttosto di essere complementare a ciò che ha fatto portandolo un po’ più avanti.

In generale, secondo lei, di cosa abbiamo bisogno oggi nelle nostre case?

Abbiamo bisogno di una buona atmosfera e una buona atmosfera è fatta innanzitutto da un’architettura adeguata e in secondo luogo da ciò che inseriamo all’interno di essa.

Quindi scegliere bene è fondamentale ma c’è una forte componente soggettiva, ciascuno ha una propria sensazione e una propria idea di come le cose dovrebbero essere. In un certo senso si tratta di perseguire il desiderio di rendere la propria casa come una seconda pelle. Non credo che ci sia alcun divieto circa quello che ciascuno possa fare nella propria casa, si tratta piuttosto di essere consapevoli o provare a essere consapevoli dell’effetto che ha portare un oggetto all’interno della propria casa.

Se si introduce qualcosa di molto “rumoroso” può compromettere l’equilibrio complessivo. Quindi per me si tratta di ricercare una sorta di naturalezza negli oggetti in modo che non prevalgano, che abbiano una presenza silenziosa ma non una presenza debole.

Credo che sia possibile trovare un equilibrio negli oggetti che pur essendo discreti abbiano una presenza forte.