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Vai allo shop6 Luglio 2023
L’architetto meranese con base a Vienna ha presentato per Thonet una nuova collezione di sedute che valorizza e porta nel presente la storia dell’azienda
Nato a Merano nel 1976, Marco Dessì ha scelto Vienna come casa, attraverso un percorso di vita insolito per un designer. A 16 anni intraprende gli studi da odontotecnico nella sua città natale ma dopo qualche anno inizia a desiderare qualcosa di diverso e la sua ricerca lo porta a Vienna. Qui inizia a lavorare in un laboratorio artigiano che realizza modelli e prototipi per architetti e designer, un mondo da cui è talmente affascinato da decidere di iscriversi all’università di arti applicate per studiare design. Il legame con Vienna resta forte ed è qui che si stabilisce al termine degli studi, affascinato, come lui stesso racconta, dalle aziende austriache e dalla loro capacità di portare avanti il proprio heritage rendendolo attuale senza tradirlo. Tra queste si distingue Thonet, per la quale Dessì ha firmato la collezione 520 presentata in occasione dell’ultimo Salone del Mobile di Milano.
Come è nata la collaborazione con Thonet e quali aspetti dell’azienda ti affascinano in particolare?
La collaborazione con Thonet è nata in seguito a un incontro che ho fatto con Norbert Ruf (che è il Product Manager dell’azienda): la Thonet era alla ricerca di uno studio che avesse una certa esperienza con la tecnica dell’imbottito e che avesse soprattutto una sensibilità nel disegnare/progettare per aziende che avessero dei forti riferimenti storici. Con questa azienda condivido molti valori, sono affascinato dal suo Heritage e dell’importanza che quest’azienda ha nella ‘Storia del Design’. La Thonet ha rivoluzionato il “progetto sedia” almeno due volte: sviluppando la tecnica della curvatura a vapore in combinazione con la scomponibilità, cosa che all’epoca è stata fondamentale per ottimizzare trasporti e distribuire le sedie in tutto il mondo… e naturalmente la produzione di una sedia cantilever in tubolare di acciaio, creando così un’icona… geniale!
Come hai conciliato, nella collezione 520, i valori tradizionali dell’azienda e il tuo approccio personale?
Nel mio modo di progettare cerco leggerezza ed eleganza costruttiva, mi piace quando un pezzo rimane leggibile, quando si vede come è fatto. Ho studiato i pezzi storici della Thonet e capito che nelle sue sedie iconiche ogni dettaglio ha un suo compito e che nell’insieme, seppur ogni elemento appare decorativo, tutto è struttura! Credo che con questo progetto siamo riusciti a sviluppare una seduta che sia inconfondibilmente Thonet, che “trasporti” tutto il DNA dell’azienda verso il futuro senza esser ricorsi ad elementi nostalgici. La 520 è una sedia moderna, che combina nuove e vecchie tecnologie!
In generale quali sono le priorità nel tuo approccio a un nuovo progetto?
In studio, oltre a lavorare a progetti commissionati dalle aziende, lavoriamo su progetti o anche “solo idee” che derivano dalla mia ricerca personale, idee che nascono dall’osservazione di quello che mi circonda e incontro quotidianamente. Da qui sono nati diversi modelli e prototipi che poi ho sviluppato insieme ad altri brand e sono diventati prodotti industriali. Questo approccio al design fa sì che io sia sempre incuriosito da tutto e fa in modo che la mia passione per il settore si rinnovi sempre.
Hai scelto Vienna come base, cosa ti ha conquistato della storia architettonica e del design di questa città?
Di Vienna mi piace molto la tradizione artigianale che tuttora si ritrova in giro per la città; architetti storici come Otto Wagner, Adolf Loos e Hoffmann con i secessionisti hanno sviluppato una “modernità tutta viennese” che tuttora ispira molto designer, non solo austriaci. A Vienna ho iniziato la mia carriera lavorando con marchi storici come Lobmeyr, Augarten e Wittmann, poi ho iniziato a lavorare in Germania e al momento siamo coinvolti in diversi progetti anche in Italia. Vienna ha una qualità di vita molto alta a un prezzo ancora abbastanza affidabile comparato con altre metropoli europee, purtroppo però percepisco che oggi non vi sia ancora un’affinità, una sensibilità e un interesse tale per il design, come per esempio vi è in Italia Germania, Danimarca… ma mai dire mai!