Erwan Bouroullec e il suo mondo creativo diviso tra Parigi e la campagna francese

14 Marzo 2025

Erwan Bouroullec

Essenzialità, rispetto del materiale e attenzione al processo produttivo sono parte della visione progettuale di Bouroullec.

Erwan Bouroullec ha intrapreso un nuovo capitolo del suo percorso professionale, un capitolo che rispecchia l’età adulta e forse il desiderio di tracciare un sentiero personale, dopo un lungo tratto percorso fianco a fianco con il fratello Ronan.

E dunque Erwan ha inaugurato il suo nuovo studio a Parigi ma allo stesso tempo, ha ristrutturato un vecchio granaio “La Grange” in Borgogna, sua terra d’origine, con l’aiuto dello studio di progettazione LV Architects. Le radici e la natura da un lato, la vita contemporanea dall’altro, sono dunque i due punti di riferimento attorno ai quali il designer sta costruendo il suo futuro.

Come riesci a trovare un equilibrio tra la complessità della natura e le forme essenziali del tuo lavoro?

Gli oggetti di uso quotidiano e la natura non possono essere veramente messi a confronto, ma entrambi contribuiscono a costruire un ambiente. Ciò che possiamo imparare meglio dalla natura è che tutto è interconnesso, e crea un paesaggio equilibrato. Il design, tuttavia, ha i suoi pro e contro. Uno dei suoi contro più forti è che la contemporaneità spesso spinge verso una sorta di tabula rasa, una netta rottura tra il vecchio e il nuovo.

A volte ho la sensazione che siamo andati troppo oltre nella nostra ricerca della novità, portando ad ambienti sbilanciati. Ad esempio, qui a Parigi, la maggior parte dei ristoranti e dei negozi vengono ristrutturati ogni cinque anni perché le persone non ne sono più attratte: hanno bisogno di “qualcosa di nuovo”. Ma riesci a immaginare una foresta ristrutturata ogni cinque anni?

Come designer, considero sempre che qualsiasi design esisterà in un ambiente futuro sconosciuto, quindi deve essere adattabile e rispettoso di ciò che è già lì. In una casa, tutto si evolve strato dopo strato nel tempo. Ma in altri spazi, come i luoghi di lavoro, la necessità di segnalare il cambiamento spesso si traduce in ambienti monolitici, luoghi che non accolgono il passato né viaggiano verso il futuro. Questi spazi sono progettati per esistere solo per un breve momento.

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Qual è la tua visione per questa nuova fase della tua vita lavorativa?

Sono diventato un designer più anziano e con ciò ho acquisito una comprensione più profonda della natura di questo lavoro. Allo stesso tempo, sono meno attratto dagli aspetti eccessivamente comunicativi del lavoro. Ora apprezzo la semplicità della pratica: progettare parti della nostra realtà quotidiana rispettando il produttore e l’utente. Il design riguarda fondamentalmente la produzione di qualcosa che faccia soldi e che serva al suo scopo per l’utente finale.

È semplice, ma nel mondo di oggi questo equilibrio è spesso gestito male. Il mio obiettivo è essere creativo quando necessario e silenzioso quando necessario. Oggigiorno, sembra che il mondo sia sempre più squilibrato. Con le aziende con cui ho lavorato per anni, ci impegniamo per risultati più semplici ed efficaci.

Di cosa abbiamo realmente bisogno nelle nostre case e quali sono le tue priorità quando progetti un nuovo pezzo di arredamento?

La maggior parte degli oggetti in una casa (sedute, tavoli, contenitori, letti) si basa su tipologie molto vecchie, che si sono evolute nel corso di molto tempo. Ecco perché il design è un processo darwiniano: tutto ciò che crei deve connettersi al passato, integrando al contempo i necessari attributi contemporanei. Ogni nuovo oggetto diventa parte di una storia più lunga, al di là del controllo del designer.

Detto questo, un fattore è sempre attuale: una buona fabbricazione. Oggi, ciò di cui abbiamo più bisogno sono oggetti che siano rilevanti in termini di produzione e materialità. Siamo circondati da prodotti realizzati male o disonesti sui loro materiali.

Nelle nostre case, abbiamo bisogno di oggetti che esprimano chiaramente di cosa sono fatti, il loro scopo e il loro contesto di fabbricazione. Questo approccio è simile all’agricoltura biologica: creare cose al momento giusto, nel posto giusto, senza elaborare eccessivamente o conformarsi a un processo di commercializzazione superficiale. Questa mentalità ha influenzato il mio lavoro. Ora progetto pezzi più semplici e meno comunicativi. L’innovazione è ancora importante, ma deve essere sottile e focalizzata sulla risoluzione delle giuste domande.

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Cosa significa per te “La Grange” e cosa ami di questo posto?

Sono nato e cresciuto in campagna, quindi “La Grange” mi sembra molto naturale. È anche un ambiente superbo per pensare e lavorare. Sono affascinato dalla natura e dalla vita fuori dalle megalopoli. Ciò che amo di più della campagna è la sua semplicità. Ci sono così tante opportunità per vivere con un impatto minore. Nelle città non puoi interagire con il tuo ambiente: tutto è privato, le strade sono impermeabili e gli spazi abitativi limitano la tua capacità di agire.

In campagna è l’opposto: le esigenze sono guidate dal luogo, dal clima e dalle risorse disponibili. Le città moderne potrebbero imparare molto da questa configurazione. Ricordo che qualcuno mi disse che quando era giovane negli anni ’60, non c’era la raccolta dei rifiuti a casa sua: tutto era gestito in loco. Questo è il tipo di autosufficienza a cui dovremmo puntare. Tuttavia, i nostri sistemi iperattivi e altamente connessi ci impediscono sempre di più di raggiungere soluzioni semplici e sostenibili.

Potresti raccontarci di più sulla sedia Arba che hai progettato per Raawii?

La sedia Arba è stato un lavoro molto felice, progettato e sviluppato rapidamente. “Rapidamente” in questo caso significa lavorare con concentrazione ed efficienza. C’era un’idea iniziale, ma la vera magia è avvenuta durante i tre giorni di prototipazione presso “La Grange”. Abbiamo lavorato con gli strumenti e i materiali che avevamo a disposizione, creando un allestimento positivamente vincolato. Ecco perché Arba sembra così diretta e trasparente.

È facile comprendere i materiali e i punti chiave di produzione. È semplice alla vista: il tuo cervello la accoglie intuitivamente. Ciò non significa che Arba non abbia un suo paradigma. È progettata per essere leggera, dinamica e colorata, con preziosi dettagli che lo rendono un compagno confortevole. Abbiamo considerato ogni fattore: prezzo, trasporto, uso minimo di materiali. Questi vincoli sono diventati la motivazione per la creatività. Progettare Arba è stato come risolvere un’equazione con eleganza, che per me è l’essenza del processo creativo.