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Vai allo shop27 Gennaio 2021
Iconiche, bellissime, bianche: sono le lampade perfette in ogni contesto e in ogni tempo.
Il bianco si abbina con tutto: è un concetto scontato eppure spesso dimenticato quando si tratta di scegliere la luce per un ambiente. Della lampada facilmente si trascura il colore eppure è un aspetto che influenza non solo l’armonia visiva dell’insieme ma anche la resa tecnica della lampada stessa. E in entrambi i contesti, il bianco offre ottimi risultati, perché si inserisce facilmente in tutte le palette cromatiche e perché il colore della luce per eccellenza, dal momento che la asseconda e in alcuni casi la migliora. Del resto, il bianco è il colore di alcune delle lampade più iconiche della storia del design e questo vuol dire che i progettisti più celebri ne hanno riconosciuto il valore estetico e funzionale. Eccone alcuni esempi, ciascuno portatore di storia, cultura e bellezza.
Falkland di Bruno Munari per Artemide
Progettata da Bruno Munari nel 1964, Falkland (in copertina) è stata una rivoluzione formale e progettuale. Conquistato dall’estetica delle lanterne giapponesi, Munari decide di dare vita a una lampada che ne evocasse il fascino sostituendo la carta – che con il tempo ingialliva – con la filanca, tessuto che scoprì avventurandosi in un’industria di maglieria. In sostanza all’interno di una sorta di collant inserisce cerchi metallici di dimensioni diverse dando così vita a una scultura di luce e leggerezza.
Pipistrello di Gae Aulenti per Martinelli Luce
La lampada Pipistrello disegnata nel 1965 da Gae Aulenti per Martinelli Luce è un altro esempio di lampada scultura dal design intramontabile. Le sue linee si ispirano al momento in cui il pipistrello dispiega le sue ali per spiccare il volo, ma traspare anche l’estetica déco che diventerà dominante, seppure reinterpretata negli anni ’70. Anticipava i tempi, dunque, e oggi è ancora attuale.
Atollo di Vico Magistretti per Oluce
Disegnata nel 1977 da Vico Magistretti, anche Atollo, come Fontana, è una rivisitazione della classica abat-jour la cui sagoma si compone di tre forme: il cilindro della base, la semisfera del diffusore e il cono che fa da elemento di congiunzione tra questi. Il risultato è un perfetto equilibrio di proporzioni.
Bourgie di Ferruccio Laviani per Kartell
Ancora una rivisitazione: Ferruccio Laviani si ispira a una classica abat-jour e la affida al policarbonato per dare vita a una lampada ironica e versatile, piena di carattere ma allo stesso tempo informale, caratterizzata dalla base con i suoi riccioli stilizzati e dal paralume “plissettato”.
Eclisse di Vico Magistretti per Artemide
Lo stile di Eclisse è evocativo degli anni ’60 in cui è stata disegnata, in modo da poter regolare l’intensità della luce non attraverso un comando ma attraverso un movimento rotatorio in cui la fonte di luce letteralmente si eclissa nel suo guscio. È da tavolo ma può essere anche montata a parete.
Tete a Tet è la lampada del futuro che è già qui, perché rappresenta la possibilità che oggi abbiamo e che sta diventando tendenza dominante, di ricaricare una lampada per poi utilizzarla dove vogliamo. Un esempio classico è al centro tavola, come una rivisitazione attuale del lume di candela.
Fortuny di Mariano Fortuny per Pallucco
Questa lampada dallo stile così contemporaneo fu disegnata per la prima volta da Mariano Fortuny nel 1907. La base si ispira al treppiede della macchina fotografica – la gamba centrale è regolabile – mentre il paralume a ombrello si ispira alla forma dei classici paralumi di inizio ‘900 ma capovolta. Un oggetto d’arte, d’arredo e di luce.
Fontana di Max Ingrand per FontanaArte
Negli anni in cui Max Ingrand fu direttore artistico di FontanaArte, progettò questa lampada da tavolo con una trovata geniale: la struttura è tutta lampada e presenta due fonti di luce che possono essere attivate anche separatamente. Una, come ci aspetteremmo, nella parte superiore in corrispondenza del paralume e un’altra, inaspettata, nella base. La lampada è interamente realizzata in vetro soffiato satinato.