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Vai allo shop27 Novembre 2024
La grazia e l’armonia cromatica caratterizzano il suo design ma anche il suo modo di creare il giusto equilibrio decorativo nello spazio abitativo.
Ciò che ha reso celebre Alessandra Baldereschi sono senz’altro le creazioni che negli anni ha disegnato per Ichendorf, prodotte in vetro borosilicato e caratterizzate dalla presenza di piccoli elementi di flora e fauna che catturano lo sguardo e il cuore. La componente emozionale e di suggestione è un motivo ricorrente nelle sue creazioni che spaziano dagli accessori per la tavola, agli oggetti decorativi, dalle sculture all’illuminazione. Senza dimenticare gli arredi che spesso portano con sé una matrice decorativa ispirata alla natura.
Qual è stato il percorso che ti ha portato a fare questo lavoro?
Dopo aver studiato arte e in particolare scultura, mi sono iscritta a un corso della Domus Academy sul design di prodotto. Non mi immaginavo come un’artista pura e volevo capire se potessi disegnare qualcosa che avesse anche una funzione. Al termine del corso, nel 2001, sono stata tre mesi in Giappone dove ho lavorato molto sugli oggetti per la tavola ed è stata una prima direzione su cui poi mi sono concentrata tanto. Di quell’esperienza ho conservato l’estetica aggraziata, la cura dei dettagli, l’armonia. Perché trovo che, mentre da noi è tutto molto “urlato” e si cerca l’oggetto che fa scalpore, in Giappone c’è un profondo senso di armonia e di equilibrio tra pieno e vuoto, è tutto molto soave, delicato.
Nei tuoi progetti c’è una forte componente evocativa e decorativa. Come si crea un equilibrio decorativo in casa?
Proprio rispettando l’alternanza di pieno e vuoto, quel confine sottile tra riempire troppo e quindi essere quasi sopraffatti dagli oggetti e il riempire troppo poco lo spazio. In particolare, nel collocare gli oggetti decorativi può essere difficile posizionare gli oggetti e i ricordi che hai conservato nel tempo – anche io ne ho tanti – e farli convivere nello stesso spazio. Nell’accostarli è importante instaurare un dialogo tra di essi che può essere cromatico, di forme, di senso.
Ed è un approccio che uso anche in fase progettuale, ad esempio nel disegnare le collezioni per Ichendorf cerco sempre di creare elementi diversi che possano essere messi insieme per formare una scena. E lo stesso può essere fatto da chi acquista due o tre oggetti e crea una scena.
Che rapporto hai con la tua casa e come scegli gli elementi da accostare?
La mia casa è uno spazio ibrido in cui mi piace appoggiarmi anche per lavorare ed è anche spazio espositivo per i miei lavori. Non mi dispiace lavorare in casa e non sento la necessità di una divisione netta tra spazio di lavoro e spazio di vita. Poi naturalmente se ce n’è bisogno vado in studio. Sono due luoghi fisicamente diversi ma mi piace anche mescolarli.
Il vetro è un materiale ricorrente nelle tue creazioni: qual è l’aspetto più importante per conoscerlo?
Il mio rapporto con il vetro è molto particolare perché in generale tendo a voler controllare tutto ma con questo materiale non posso farlo anche perché mi devo affidare al maestro vetraio che lo lavora, apportando delle variazioni che spesso sorprendono anche me.
Uno degli aspetti che spesso si ignora è che esistono vari tipi di vetro che hanno diverse lavorazioni, in particolare il vetro borosilicato che è quello di Ichendorf ha una lavorazione diversa dal vetro muranese e quindi anche un costo del prodotto finale diverso. Sia il borosilicato che il muranese hanno le loro difficoltà ma allestire un laboratorio per il borosilicato è più semplice rispetto alla fornace in cui si lavora il vetro muranese.
Dal punto di vista della lavorazione sono quasi due materiali diversi. Di recente con Multiforme abbiamo creato una collezione di lampade in vetro muranese e io consiglio a tutti una visita in fornace per capire davvero il valore di questo tipo di lavorazione.