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Vai allo shop29 Aprile 2021
Nato nel 1981 il marchio è ancora oggi un’icona di stile assoluta e sopra le righe
Corrente creativa, marchio, stile, esperimento: sono solo alcune delle possibili definizioni di Memphis Milano, un nome che evoca immediatamente un’attitudine libera e sperimentale al design, espressione di un periodo storico ma anche di un approccio che ancora oggi guida i progettisti a cui è rimasto nel cuore. A Memphis si associa immediatamente il nome di Ettore Sottsass e del resto, si racconta che proprio nel suo salotto si era riunito un gruppo di designer e architetti accomunati da una stessa visione. E ispirati dalla canzone Stuck Inside of Mobile with the Memphis Blues Again di Bob Dylan decisero di dare vita all’esperienza Memphis che dalla canzone mutua il nome. Si tratta – oltre che di Sottsass – di Aldo Cibic, Matteo Thun, Marco Zanini, Martine Bedin, Michele De Lucchi, Nathalie Du Pasquier e George Sowden. È il 1980 e in una manciata di mesi danno vita a una collezione che, sotto la direzione artistica di Barbara Radice, viene presentata a Milano nel settembre del 1981.
L’iniziativa riscuote grande clamore e successo, sono i giorni del salone del mobile e la collezione spicca per originalità e libertà creativa. Colori, materiali e forme sono sfacciati, a tratti quasi kitsch eppure non scadono mai nel cattivo gusto. Memphis aveva dato vita ad una nuova idea di bellezza con una metodologia creativa molto vicina all’arte. E infatti, se alla fine degli anni ’80 l’esperienza del gruppo Memphis si esaurisce, nel 1989 nasce la collezione Meta-Memphis che affida agli artisti stessi – e non più ai designer – la progettazione di arredi e accessori. Il risultato è paradossale, con elementi molto spesso non utilizzabili ma significativi dal punto di vista estetico e concettuale.
Nel 1996 Alberto Bianchi Alberici, dopo dieci anni nel ruolo di amministratore, decide di acquistare l’azienda da Ernesto Gismondi continuando a editare i progetti originari in serie illimitata in coerenza con una visione democratica e non elitaria del design. Solo la collezione originaria, quella creata tra il 1981 e il 1988, è prodotta con il marchio Memphis, tutto ciò che viene dopo è accolto nel marchio Post Design, creato da Alberto Bianchi Alberici come evoluzione, separata, di quella esperienza. Da un lato resta dunque Memphis, come manifesto di un approccio omogeneo, e dall’altro c’è Post Design in cui c’è spazio anche per le singole visioni creative dei progettisti.
Memphis Milano, Meta Memphis e Post Design possono dunque essere considerati come tre passaggi successivi di una stessa storia ma allo stesso tempo restano tutti in vita anche come progetti a sé stanti. Ma al di là della struttura e dell’organizzazione operativa, il vero e proprio fenomeno è l’influenza che l’esperienza originaria ha esercitato su tutto il design che è venuto dopo e più in generale sul gusto. Lo “stile Memphis” si ritrova infatti anche nelle creazioni di designer che nel 1981 non erano ancora nati ma che hanno sposato quell’estetica colorata, libera dal punto di vista formale, sovversiva in modo ironico e di spessore dal punto di vista progettuale.
A quarant’anni da quel salone del mobile in cui Ettore Sottsass e i suoi compagni di viaggio hanno presentato la loro collezione collettiva, Memphis è ancora un tema alla ribalta, discusso, analizzato, ricercato e studiato. E ogni arredo nato sotto il suo cappello è diventato un’icona riconosciuta in tutto il mondo.