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Vai allo shop7 Aprile 2021
È un designer con i piedi per terra, determinato ma generoso. Sa ascoltare le aziende e per questo loro lo adorano
Nel 2006 ha fondato il suo studio a Offenbach, la città poco distante da Francoforte in cui aveva studiato design industriale. Nel 2009 ha esordito al Salone Satellite e già nel 2019 ha ricevuto il premio di Designer dell’anno a Maison et Objet. Oggi, a quarant’anni è il designer che più di tutti tiene in equilibrio successo e concretezza, restando con i piedi per terra e ben focalizzato sul suo lavoro, pur essendo ricercato dalle aziende più prestigiose. Per citare solo un paio di recenti esempi, Sebastian Herkner ha appena presentato la lampada Kontur per Vibia, un’estensione in alluminio della sua collezione Mbrace per Dedon, la poltrona Let per Fritz Hansen e il divano Litos per Cappellini. Tra i suoi progetti di maggior successo c’è anche la serie di tavoli e tavolini Bell per Classicon, ma nel suo curriculum ci sono collaborazioni, ad esempio, anche con Zanotta, Pulpo, Gloster e Ligne Roset. Può concedersi il lusso di scegliere le aziende con cui collaborare e questo è uno dei risultati per lui più interessanti, come ci ha spiegato in questa intervista.
Puoi condividere con noi il concept del Bell Table per Classicon?
Nel 2009 sono stato invitato a partecipare al Salone Satellite era una grande occasione per me e avevo un paio di mesi per realizzare i miei progetti. Una delle cose che avevo disegnato era proprio il Bell Table e la mia idea era mettere i materiali sottosopra. In quel periodo la scelta dei materiali era molto guidata dalla tecnologia e io invece volevo porre l’attenzione sull’artigianato, sulle tecniche di lavorazione tradizionale. Qui ad Offenbach c’era una grandissima tradizione della lavorazione del cuoio, tutti lavoravano in questo settore ma adesso è totalmente scomparsa e la città ha perso la sua identità. L’artigianato tiene insieme l’identità di una città e ogni città ha la sua produzione caratteristica e per questo lo ritengo molto importante. E nel Bell Table ho ricercato la lavorazione artigianale del vetro, dandogli però una nuova collocazione, nella parte bassa del tavolo e non più nel top.
La lampada Kontur ha due diverse versioni a sospensione, quella cilindrica e quella aperta: ci puoi dire di più a riguardo?
Puoi creare diversi effetti con la luce mettendola in dialogo con il paralume. Le persone possono dare vita a diverse atmosfere e diversi caratteri. Ecco perché ho voluto dare due forme alla sospensione per dare anche la possibilità a chi sta scegliendo la lampada di trovare la soluzione più adatta. In generale mi piace lavorare considerando la famiglia di prodotto e quindi declinando la stessa idea in più soluzioni.
Lavori molto con il design dei mobili da esterno. Pensi che questo campo si evolverà ulteriormente?
Sicuramente. Credo che in un certo senso l’outdoor sia il nuovo indoor e la pandemia ci ha fatto capire che la possibilità di vivere uno spazio outdoor è un privilegio, puoi anche lavorare all’aperto, puoi davvero viverci. Quindi si tratta di progettare tante tipologie di arredo diverse e anche individuare i materiali più adatti, che naturalmente hanno caratteristiche diverse da quelli utilizzati per l’indoor. Le persone vogliono comfort, vogliono qualità, vogliono divani tappezzati, proprio come per l’indoor e dunque occorre portare avanti una ricerca specifica in questa direzione.
Nel 2019 hai ricevuto il premio Designer of the year a Maison & Objet. Cosa significa per te e cosa ha segnato il passaggio dall’essere un esordiente al diventare un designer affermato?
Cerco di focalizzarmi sul futuro e il premio è passato. In generale all’inizio c’è la curiosità e l’entusiasmo ma è tutto più difficile. Prima nessuno mi conosceva e adesso mi cercano, posso scegliere con chi lavorare. E naturalmente premi come questo ti aiutano ad entrare in contatto con le persone. Ed è stato un momento entusiasmante. Penso che in generale sia un privilegio lavorare come designer, girare il mondo, incontrare persone eccezionali, artigiani eccezionali. Visitare il mondo e lasciarsi ispirare.
Penso sia molto difficile per le nuove generazioni di designer che a causa della pandemia non hanno avuto occasioni per presentare il proprio lavoro perché non ci sono state situazioni come il Salone satellite oppure la piattaforma per i giovani designer al salone di Colonia. Si tratta probabilmente di una “lost generation” perché le aziende compiono un atto di coraggio quando chiamano un designer esordiente e in tempi come questi c’è meno spazio per il coraggio.
Immagine di copertina di Gaby Gerster